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Ciao, come stai?


Le prime parole che ci rivolgiamo quando ci incontriamo sono, di solito, il ciao, come stai? Certamente sorridente e sentito, oltre che gradito e a cui rispondiamo con cordialità... ma sia la domanda sia la risposta tendono a diventare parte delle consuetudini interpersonali che non arrivano a lambire le profondità dei nostri stati d'animo.

Non so se capita anche a voi di notare che ci chiediamo come stai?, non tanto distrattamente quanto – piuttosto – velocemente.

Ma quante volte, in realtà, ci sentiamo chiedere come effettivamente ci sentiamo, come stiamo dentro, in quale sfera orbitano le nostre emozioni o i sentimenti piuttosto che i nostri sogni... O magari i nostri dolori, le nostre stanchezze o frustrazioni... o lo chiediamo noi al prossimo che incontriamo?

Andare oltre quello che per quanto sentito si ferma ad un semplice convenevole nei nostri incontri (come va?, come stai?), richiede tempo. Un tempo che spesso sfugge, scorre per altre strade, come se fosse lui a scandire i nostri passi, anziché essere noi a gestire il suo ritmo, plasmandolo a misura di tutto il nostro essere.

Per formulare la domanda tu, come ti senti? non ci vuole molto tempo in realtà, il tempo serve poi per ascoltare, perché la risposta conseguente è potenzialmente un mondo, tutto da ascoltare, da comprendere e con cui confrontarci.

O cominciare a farlo. Anche una minuscola esternazione di vita interiore porta ad una grande vastità di riflessioni.

Un semplice come ti senti? oltre che aprire il mondo che si schiude con le risposte che riceviamo, ne apre un altro forse ancora più sconfinato: quello di chi la domanda l’ha formulata e di cui si aprono tanti varchi, almeno quanti se ne vanno a riconoscere nell’interlocutore che apre il proprio cuore alla confidenza.

Perché alla fine si tratta proprio di confidare, di aver fiducia in chi ti trovi di fronte.

Alla domanda tu, come ti senti?, cosa risponderesti?

E se immagini di essere tu a rivolgere quella domanda, come ti sentiresti di fronte alle confidenze del tuo interlocutore?

In che modo possiamo rinnovare le parole che dedichiamo ai primi approcci del nostro incontrarci?



TEMPO-VITA

LA STANZA DEL TEMPO


Potremmo trovarci, magari, degli eventi accaduti. O dei pensieri, che ora non necessitano più o non in quella forma.

ABBIAMO TEMPO


Forse sarebbe adatto il verbo “costruire”. Si può “costruire” un’esistenza? Può, ognuno di noi, “costruire” la propria esistenza?

IL TEMPO DELLA VITA


Capita anche a voi di avere la sensazione di un tempo che in qualche modo sfugge o trascorre troppo velocemente?

LE PAGINE



ESTEMPORANEA

PAROLE NUOVE


Possono essere nuove perché non le abbiamo mai usate ma diventano nuove e possono andare bene anche quelle che non usiamo più.

FILO DIRETTO


Nella gioia, la nostra essenza si apre. Ma, nel dolore, siamo sempre più soli. Tutti possono capirci ma nessuno può sostituirsi a noi.

PAROLE IN ABITUDINE


L’abitudine nella vita conta più di quanto pensiamo, e può avere un suo ruolo anche nel momento in cui comunichiamo.

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